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Serve davvero una giornata mondiale dedicata alla menopausa?

Lungi dall'essere una malattia, la menopausa rappresenta per la donna un nuovo inizio:  ecco quale

18 ottobre: giornata mondiale della menopausa, un passaggio fisiologico (e non patologico) per la vita della donna.

Negli anni che precedono e seguono questo “passaggio”, si parla di perimenopausa. Quali caratteristiche ha la menopausa? A livello fisico è la cessazione permanente del ciclo mestruale. Ma chiaramente subentrano aspetti psicologici e socio-culturali che enfatizzano in maniera positiva o negativa l'andamento della perimenopausa.

In effetti, molti studi hanno evidenziato che durante questo periodo si attraversano alcuni anni della vita “non in sincronia” tra corpo e mente, con il risultato di sentirsi più alienate dai propri corpi e questo determina spesso degli sbalzi d'umore: si passa rapidamente da uno stato di soddisfazione e serenità ad uno di sconforto e amarezza e si può virare verso uno stato depressivo.

La depressione in menopausa, può insorgere per cause diverse:

- Cambiamento del ruolo materno o “sindrome da nido vuoto”

- Perdita del ruolo procreativo

- Crisi legata all'invecchiamento

- Riassetto nuove dinamiche di coppia

In questa giornata non si dovrebbe quindi parlare solo di cambiamenti ormonali e di cicli anovulatori, ma cogliere i mutamenti più complessi dell'intera personalità della donna, che intorno ai 50 anni sente il bisogno di riscoprire la propria essenza e percepisce l'esigenza di una trasformazione interiore, che accompagni la libertà (anche sessuale) dell'assenza di ciclo.

L'aspetto più essenziale, oltre a conoscere (e quindi ridimensionarne l'importanza) i disturbi fisici che accompagnano questo periodo (sbalzi ormonali, tachicardia, dolori muscolari, vampate etc.) è quello di fermarsi a riflettere su di sé: che cosa desidero veramente? Cosa voglio fare?

La seconda metà della nostra vita ci dà l'opportunità di recuperare, scoprire o riscoprire la nostra creatività e librarsi verso nuovi orizzonti di benessere.

Non dobbiamo perdere questa occasione di crescita e miglioramento personale.

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Alle soglie della vita: il lutto della perdita neonatale e perinatale

il 15 ottobre ricordiamo un dolore nascosto, perché non compreso e sminuito da chi ci sta attorno: il lutto perinatale.

 

Il fatidico test di gravidanza segna che è proprio come sperato: incinta. E così quel senso di eccitazione misto a timore ci accompagna lungo i nove mesi che lo porteranno alla luce e ce lo daranno tra le braccia. Che emozione!

Qualche volta, però le cose non vanno come sperate. L'embrione non si muove, oppure cessa di muoversi dopo qualche settimana. O invece l'embrione prosegue la sua corsa e si trasforma in feto, inizia quindi a formarsi sempre più il bimbo che attendiamo, finché ad un certo punto (inspiegabilmente o per diverse ragioni) accade un aborto spontaneo. Oppure il feto prosegue la sua formazione e nasce troppo presto e non riesce a sopravvivere, o ancora nasce morto o muore poco dopo la nascita.

Tutti questi casi rientrano nel lutto della perdita prenatale e perinatale (tecnicamente prenatale fino alla 27 settimana di gestazione e perinatale fino ad una settimana dalla nascita), che coinvolge in Italia 10 famiglie al giorno, ma di cui si sa e si parla ben poco.

Vi è infatti la tendenza a sottostimare il patimento per questo tipo di perdita: le persone pensano “Ne farai un altro”, ma non è questo il punto. Vi sono donne che portano dentro il dolore per non aver avuto altre occasioni, altre che non riescono a scordare l'immagine del piccolo corpicino privo di vita. In tutti i casi si vive un periodo di profonda tristezza, misto a sensi di colpa, rabbia, con sintomi simili al disturbo post-traumatico da stress.

Per questo il 15 ottobre è giornata di sensibilizzazione in tutto il mondo: BabyLoss Awareness Day.

Numerose le iniziative in tutta Italia, a cura dell'Associazione CiaoLapo, collegate con un segnale che attraverserà tutto il mondo: l'Onda di Luce, che si svolge a partire dalle 19:00 (ora locale) e unisce idealmente tutti i paesi del mondo (inizia in Australia che avvia l’onda di luce alle 19:00 locali; da lì, al cambio di ogni fuso orario, l’onda di luce si propaga di continente in continente, di stato in stato, avvolgendo tutto il mondo).

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Eutanasia: la libertà contesa

Una riflessione profonda a chi decide, attraverso le leggi, la regola da seguire in casi di malattia inguaribile.

Torna in primo piano un tema fortemente dibattuto, e non potrebbe essere altrimenti, visto che è talmente complesso e delicato da far rimanere a volte ammutoliti. Sto parlando dell'eutanasia, o se preferite del suicidio assistito, o del diritto di porre fine alla propria vita.

Intendo subito precisare che non si tratta di “prendere le parti”. Qui vorrei proporre una riflessione profonda a chi decide, attraverso le leggi, la regola da seguire in casi di malattia inguaribile.

Vorrei poter trasmettere alle persone che ci governano, attraverso i miei occhi, gli sguardi di coloro che sono costretti in un corpo morente e attendono solamente di scivolare via.

Io, per lavoro, vedo e parlo con i malati ei “fine vita” (così vengono chiamati i morenti) e percepisco tutto il loro dolore, la loro paura e la loro rabbia.

Parlo anche con i medici e la questione è: mantenere in vita una persona che mezzo secolo fa sarebbe già morta da anni, è questa la scommessa della medicina?

Vivere più a lungo oppure morire più lentamente?

Negli ultimi anni si è posto l'accento sulla qualità della vita (marchio QoL, Quality of Life)  e allora, nello specifico, chiediamoci cosa significa per una persona con un tumore in testa (o se preferite neoplasia cerebrale) costretta a letto da mesi, con difficoltà di parolae saltuarie perdite di coscienza, sentire la sua vita frantumarsi, mentre il tumore maligno aumenta di volume comprimendo le strutture adiacenti. Quando questa persona avverte dolori sempre più forti, ha o non ha il diritto di non soffrire?

Non c'è cura, non c'è più nulla da fare, ma la persona deve sottostare alla decisione di altri che le impongono di continuare a “vivere”.

C'è l'aspetto più importante, dopo il dolore: la dignità della persona.

Sono in un Comitato Etico, dò consulenze sul testamento biologico (o biotestamento). Mi occupo della salute psicologica delle persone. Per questo vi garantisco che essere intrappolati in un corpo che inesorabilmente si spegne, senza potersi esprimere, è il più grande dei dolori. E vedere che intorno a te non comprendono il tuo stato e che si affannano a darti ciò che non chiedi, ciò che non vuoi, è devastante.

Il dolore poi annienta anche la capacità di provare paura per la morte, che a quel punto viene vissuta come liberatoria.

Accompagnamento alla morte, certo, ma cosa avreste pensato voi ieri, quando Lucy mi ha detto faticosamente: “Puoi dire al dottore che mi faccia morire?”

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Pull a pig: fenomeno disgustoso, cosa fare?

Pull a pig - un fenomeno che mina l'autostima di giovani ragazze e donne. Cosa comporta per la vittima? E chi sono i ragazzi che attuano questo "gioco"?

 

La bellezza è negli occhi di chi guarda, recitava un vecchio adagio. Ma oggi in quegli occhi vi è la bruttezza, o meglio, la ricerca di ciò che appare brutto e quindi disgustoso.

Non si tratta di un cibo, né di un oggetto, ma di ragazze.

Giovani ragazze che vengono avvicinate da ragazzi, con l'unico scopo di essere prese in giro e poi lasciate, dopo aver vinto l'ennesima sfida del pull a pig, letteramente “pesca il maiale”.

Un gioco penoso, non troppo nuovo, ma portato recentemente alla ribalta, da una ragazza che ha deciso di mettere in piazza (o meglio, sul web) il crudele raggiro.

Si tratta di un fenomeno che coinvolge ragazzi dai 13 ai 25 anni in tutto il mondo. Consiste nel sedurre e portare a letto la ragazza più brutta della festa, o del luogo, illudendola di piacere davvero.

Il fatto non sembri una bravata: a seconda del carattere della ragazza questo può rappresentare un vero e proprio trauma, da cui in casi eccezionali si può non uscire.

Ma senza arrivare ai casi più estremi, ragazze carine potranno a lungo sentirsi brutte, le più brutte di tutte, perché così additate e scelte da giovani insensibili e senza scrupoli.

L'aspetto fisico, soprattutto in adolescenza, è un importante punto di riferimento per la crescita psicologica dell'individuo e la formazione di una sana autostima. Non piacersi, se da una parte è abbastanza comune e gradualmente scompare con la crescita di una immagine positiva di sè, dall'altra può diventare una vera e propria ossessione verso il corpo, spingendo verso comportamenti a rischio (abuso alcool, sostanze stupefacenti) o vere e proprie patologie (anoressia, sport addiction, atc.).

Essere vittime di un gioco così umiliante, è sicuramente molto doloroso per chi lo vive e può portare alla diminuzione di fiducia verso l'altro e condurre verso un sistematico sospetto o ad una cupa anaffettività. In questi casi un percorso di rafforzamento dell'Io con un aumento dell'autostima è fortemente indicato.

Ma chi è il ragazzo che sceglie di ferire in questo modo una sua coetanea?

Maschi decisamente insicuri, con bassa autostima, che temono di fallire e non sanno affrontare la frustrazione di un no. Ragazzi non pochi strumenti di conquista, che dietro al gioco in cui si divertono, accumulano timore di amare, paura della solitudine e spavalda ( e non vera) indifferenza.

            Questi andrebbero aiutati forse più delle ragazze, perché più deboli e soli calati nella loro parte di falsi dei.

Un accenno sulla dinamica del pull a pig: si tratta anche qui di “usare” la donna, percependola come essere inferiore, riducendola ad un oggetto sessuale e ridendo poi di lei, del suo viso ricolmo di speranza, frantumando l'anelata occasione di felicità.

Ragazzi che non diventeranno mai veri uomini.

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L'amore è un optional?

Una ragazza su cinque ha il primo rapporto sessuale già a 14 anni. Quasi la metà dei ragazzi, invece, ha il primo rapporto sessuale a 18 anni, età nella quale le fantasie sono spesso legate alle icone femminili proposte da cinema e tv.

L'adolescenza è stata descritta come la fase di transizione più complessa e drammatica della vita di una persona, poiché comprende cambiamenti nella fisiologia, nell'aspetto fisico, nello sviluppo cognitivo e nel funzionamento psicosessuale ed emozionale.

L'aspetto evolutivo preponderante è il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta che avviene in due fasi: la pre-adolescenza che corrisponde agli anni della scuola media inferiore, cioè dagli 11 ai 13 anni; l'adolescenza vera e propria che va dai 14 ai 19 anni.

In epoca adolescenziale il necking (il toccarsi di tipo sessuale dalla vita in su) e il petting (il toccarsi dalla vita in giù per produrre eccitamento al di fuori del rapporto sessuale) costituiscono un'occasione di conoscenza sessuale circa le aree e le pratiche più eccitanti per sé e per il partner.

Ma sempre più frequentemente molti ragazzi consumano il loro primo rapporto già a 13-14 anni,  senza alcun valore. L'amore è sempre più un optional, il brivido della conquista un accessorio.

Una ragazza su cinque ha il primo rapporto sessuale già a 14 anni. Quasi la metà dei ragazzi, invece, ha il primo rapporto sessuale a 18 anni, età nella quale le fantasie sono spesso legate alle icone femminili proposte da cinema e tv: per il 46% dei diciottenni meglio una notte con una velina che con la propria fidanzata.

NUOVI MODELLI CULTURALI

Negli ultimi decenni i ragazzi hanno avuto a che fare con l'esprimersi di modelli culturali e con la comparsa di vari cambiamenti di atteggiamento nei confronti del sesso che hanno mutato in modo significativo i loro comportamenti.

Dal modello degli anni '50 del doppio standard (il sesso prematrimoniale va bene per gli uomini ma non per le donne)si è passati per la donna a una “permissività, ma solo quando c'è un rapporto affettivo” per giungere oggi alla“permissività anche senza coinvolgimento affettivo”.

Gli adolescenti risultano più precoci e disincantati ma anche sempre meno informati, nonostante con internetsi pensi di poter giungere ad ogni risposta (il problema è che l'adolescente non formula nemmeno le domande).

Come emerge da molti studi contemporanei a un rapporto sessuale precoce non corrisponde purtroppo una maggiore consapevolezza, anzi: c'è poco interesse verso la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e verso la contraccezione. Solo un ragazzo su tre usa il preservativo e molte ragazze sono convinte di non doverlo utilizzare contemporaneamente alla pillola. Risultato: negli ultimi anni è aumentato il numero di aborti nella fascia di età 15-19.

Inoltre, gli adolescenti che iniziano l'attività sessuale molto prima dei loro coetanei più spesso utilizzano anche altri comportamenti a rischio come l'uso di alcoolici e di droghe, non utilizzando la contraccezione nel primo rapporto, avendo più partner sessuali e abbandonando la scuola.
L'ostentata sicurezza dei giovani nasconde in realtà timori e dubbi: gli adolescenti sono spesso ansiosi e insicuri, frustrati, disincantati ed annoiati ed anche la loro sfera sessuale ne risente, tant’è che sono in aumento proprio tra i giovani maschi, problemi quali l’eiaculazione precoce e la disfunzione erettile. Le convinzioni degli adolescenti sono ricche di pregiudizi errati sulla sessualità.

Per questo servono programmi formativi che partendo dalle semplici conoscenze fisiologiche arrivino ad un ambito più prettamente cognitivo: superamento di idee e paure irrazionali, conoscenza degli atteggiamenti e delle aspettative dell'altro sesso, acquisizione di repertori e di abilità sociali in ambito sessuale, etc.

IL PIACERE

Il piacere soggettivamente percepito durante il rapporto sessuale è la risultate di vari aspetti, oltre a quello puramente meccanico riguardante i recettori sensoriali degli organi genitali. L'eccitazione, diversamente da quanto credono molti ragazzi, è il risultato di un insieme di fattori, anche cognitivi come la vista, l'udito, il tatto in tutto il corpo, la situazione, le fantasie, i preliminari, l'assenza di qualsiasi forma di ansia, l'atteggiamento e le aspettative di entrambi e la comunicazione.

E l'ansia sta alla base di molti problemi sessuali, poiché talvolta i giovani vivono il rapporto comeuna prestazione in cui bisogna far vedere quanto si è bravi. Questo porta a disturbi sessualiche, generando nuova ansia, non fanno altro che autosostentarsi, aggravandosi.

Ricordiamoci anche che recenti studi hanno evidenziano come nell’età adolescenziale il cervello sia ancora in formazione e non abbia sviluppato completamente l’area che presiede alla capacità di giudizio.

Gli adolescenti si avvicinano al sesso senza apprendere le tre regole fondamentali del rapporto sessuale: rispetto, attenzione e complicità.

Non solo, ma seguono informazioni frammentate che giungono dai media e dal gruppo dei pari che creano spesso molta confusione, idee contraddittorie e il protrarsi di falsi miti riguardanti il sesso, tra cui l'idea che l'alcool sia uno stimolante sessuale, quando in realtà è una sostanza deattivante, che pertanto – dopo una prima fase disinibitoria – intralcia la prestazione sessuale.

Il giovane utilizza come modello per la propria sessualità quella degli adulti pur non essendo psicologicamente, affettivamente ed emotivamente preparato a viverla. Solo un'adeguata educazione sessuale, frutto di un sereno atteggiamento riguardante la sessualità da parte di genitori, educatori e della società in genere, è in grado di evitare, o almeno di ridurre, le aspettative e le convinzioni errate che portano alla decisione di rapporti sessuali precoci e privi di significato, all'insorgere di ansia, problemi sessuali e i falsi miti che ancora persistono nel pensare comune.
 

 

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Socializzazione, base per relazioni lavorative e affettive migliori.

La socializzazione è un aspetto fondamentale della vita e in particolare nella crescita dei bambini, senza la quale avremo persone eccessivamente schive, timide, anaffettive e incapaci di relazione.

 

Lo troviamo scritto un po' dapperttutto: siamo animali sociali. In effetti l'essere umano, per sua natura, ha bisogno di entrare in contatto con i suoi simili. La socializzazione è un aspetto fondamentale della vita e in particolare nella crescita dei bambini, senza la quale avremo persone eccessivamente schive, timide, anaffettive e incapaci di relazione.

Essere sociali o meno dipende anche dal tipo di intelligenza che viene maggiormente incoraggiato nei più piccoli: Gardner parla di 9 tipi di intelligenza, tra cui quella deputata alla migliore conoscenza degli altri e dei rapporti che regolano la buona convivenza.

Si tratta dell'intelligenza interpersonale, un tipo di intelligenza che ci permette di capire di altri, di sviluppare empatia e relazioni basate su fiducia e chiarezza.

Per un bambino entrare in contatto con gli altri è molto utile:

1- avere relazioni con persone estranee alla famiglia significa osservare e capire modi diversi di affrontare situazioni quotidiane e anche cogliere le similitudini, per es. nell'affrontare un problema.

2- l'intelligenza interpersonale non si sviluppa solamente nelle aree prefrontali, ma in tutto il cervello, attivando collegamenti con le funzioni cognitive e quindi costruendo una rete neuronale sempre più complessa.

3- il bambino che rimane troppe ore davanti ad apparecchi elettronici (pc, tablet, smartphone..) smorza le aree della socializzazione e quindi diviene sempre più schivo e accresce la possibilità di sviluppare timori, paure o fobie. Infatti lo sviluppo di intelligenza interpersonale riduce notevolmente l'emergere delle fobie sociali che attualmente sono in crescitae portano un disagio profondo nell'adolescente e nell'adulto.

4- una buona socializzazione, stare con gli altri, in un gruppo, permette di acquisire e rispettare le regole sociali di una buona convivenza (gestione dei turni, capacità di ascolto, confronto di idee)

5- un ragazzo che impara a stare bene con gli altri è poi in grado di rimanere anche solo, quando lo desidera, ma con serenità, perché non lo vivrà come un'incapacità, un suo limite, ma come una libera scelta.

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magnifici 5: consigli per una buona estate in famiglia - IL CIBO

Il momento del pasto può rappresentare un vero combattimento: come favorire un buon approccio al cibo da parte dei bambini?

I MAGNIFICI 5: IL CIBO

Qualcuno di voi si ricorderà di quando i nostri genitori (o i nonni) ci dicevano che andava mangiato tutto ciò che c'era nel piatto. Fame o non fame dovevamo ingerire fino all'ultimo boccone!

Se non avevamo appetito iniziava la tiritera: “Pensa ai bambini dell'Africa che non hanno cibo” con conseguente senso di colpa e senso di impotenza che ci perseguitavano, finendo perfar diventare il momento del pasto un vero combattimento.

Non approfondisco ora il fatto che questo tipo di insegnamenti ha avuto un peso considerevole in chi li ha ricevuti, portando talvolta le persone ad esagerare con certi alimenti o ad utilizzare il cibo “al posto di...”, ovvero come meccanismo compensatorio.

Oggi non molti genitori ripropongono questo tipo di ricatto morale, tuttavia anche adesso il momento del pasto può rappresentare un vero combattimento.

Come fare?
Ecco i magnifici 5

1- Le buone abitudini si creano durante la crescita: se ad un bambino la diamo sempre vinta non lo stiamo educando. Così servono delle regole: quanto tempo rimanere a tavola, come trattare il cibo, non cedere dopo aver detto di no ad un capriccio alimentare.

2- Le abitudini alimentari dipendono, in larga misura, da quello che il bimbo percepisce e vede intorno a lui. Mentre mangiamo le verdure cerchiamo di sorridere e lui ci seguirà più facilmente.

3- Ad un anno il rifiuto del cibo dipende dalla difficoltà del bimbo a passare dal latte materno al cibo, a due anni significa che il bambino vuole rivendicare il proprio posto nella famiglia, dai tre anni in poi può significare che c'è qualcosa che lo preoccupa (alla scuola materna?  un amichetto?) e serve capirne il motivo. Ma spesso non c'è da allarmarsi: i bambini si sanno autoregolare. Impariamo ad osservare meglio e capiremo se è solo una fase transitoria o il problemapersiste.

4- Riproponete più volte un alimento, non in maniera continuativa, ma magari cucinato in modi differenti. Il consumo ripetuto di un alimento aumenta il gusto del bambino per l'alimento stesso. Invece l'assaggio forzato crea avversione.

5- Vietati giochi e televisore mentre si mangia. Piuttosto coinvolgetelo nell'acquisto dei prodotti o nella preparazione del pasto. Poter essere protagonista nelle scelte e nella realizzazione lo stimolerà e lo renderà meno soggetto alla neofobia.

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I magnifici 5: consigli per una buona estate in famiglia - IL SONNO

E' risaputo che un buon riposo nei bambini permette una migliore crescita ed è fondamentale per lo sviluppo delle funzioni del cervello. Ma se il bambino non vuole dormire? Come aiutarlo a dormire meglio?

Terminata la scuola diventa difficile imporre degli orari “giusti” per dormire: il bambino si sente libero dagli impegni scolastici quotidiani e desidera cambiare i suoi ritmi.

Per quanto riguarda il sonno, molti studi confermano che l'alternanza sonno-veglia dovrebbe seguire i medesimi ritmi durante tutto l'anno, soprattutto in un corpo in crescita.

E' risaputo che un buon riposo nei bambini permette una migliore crescita. L'ormone della crescita (GH) viene prodotto di notte, dalla mezzanotte alle 6 del mattino. Per questo è molto importante che in questa fascia oraria i bambini dormano e senza interruzioni.

Dormire è fondamentale per lo sviluppo delle funzioni del cervello, come la capacità di apprendere nuove informazioni e sviluppare la memoria a lungo termine.

Le linee guida suggeriscono dalle 10 alle 13 ore per i bambini in età prescolare, dalle nove alle 11 ore per i bambini fra i 6 e i 13 anni, dalle 8 alle 10 ore per gli adolescenti. 

Ma se il bambino non vuole dormire? Come aiutare vostro figlio a dormire meglio?
Seguendo i magnifici 5!

1- Attività fisica durante il giorno, in particolare nelpomeriggio fino alle 18.00, che lo stancherà al punto giusto per riposare meglio; ma non serale. La sera infatti serve per le attività più leggere, come leggere o guardare un film, modalità che conciliano un buon sonno. Mai attività fisica (ginnastica, corsa,...) dopo cena, perché questa è un attivatore che manterrà a sveglio a lungo il bambino, e produrrà risvegli notturni.

2- L'ambiente è molto importante: per farlo dormire meglio togliete o staccate tutti i dispositivi elettronici. L'igiene del sonno parla chiaro: in camera da letto non dovrebbero esserci tv, pc, telefoni, niente che non abbia a che fare con il sonno.

3- Rilassamento: se il bambino fatica ad addormentarsi pensate a delle tecniche di rilassamento che saranno utili poi in tante situazione diverse, non solo per migliorare il sonno. Il training autogeno è la migliore tecnica dagli 8 anni in poi. Qualche minuto di tecnica insieme a lui, farà bene ad entrambi!

4- Luce e rumore: permesse solo le luci di sicurezza, tenere la luce accesa disturba il sonno e a lungo andare porta a disturbi del sonno come l'insonnia. La stanza dovrebbe essere il più possibile silenziosa, senza rumori forti improvvisi che possono, oltre che svegliare, lasciare una sensazione di ansia che può divenire cronica.

5- Niente cibi pesanti o ricchi di zucchero la sera: per dormire bene date l'addio alla cioccolata, che è un eccitante (come caffè e the) e non va mai ingerita dopo il tardo pomeriggio, così come gelati e snack. Lo zucchero mantiene svegli e la sete conseguente spesso produce risvegli durante la notte.

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