La semplicità di essere genitori - Genitori sempre più arrabbiati e insoddisfatti. Ma i figli ci chiedono gioia.

Essere genitori è sempre più difficile, ma questo lo si diceva anche 30 anni fa. Forse anche 100 anni fa. In effetti, cos'è cambiato?

Voi dite: il mondo! E con esso intendete le scoperte scientifiche, l'informatica, le comunicazioni sempre più veloci e globali.

Ma questa è solo una parte del mondo: quella intorno a voi. Invece, dentro di voi, che cosa è veramente cambiato?

Siamo essere umani, con gli stessi limiti e le paure che avevano i nostri avi. Solo che oggi pensiamo di sapere tutto, di essere i più informati, i più svegli, i più attenti, i più perspicaci.

E invece abbiamo perso di vista il focus dell'educazione: condividere momenti di gioia con i nostri figli.

Siamo stanchi, anergici, tristi e più di tutto arrabbiati. La nostra rabbia non sfocia in violenza fisica, ma trasuda dai nostri occhi, dai movimenti scattosi, dai comportamenti imperiosi.

E più ancora da non salutare, da inveire contro chi  non parte immediatamente al verde del semaforo, dalla sensazione di avere più diritto di altri a qualcosa.

Siamo spossati, insoddisfatti e rancorosi.

L'adulto di oggi ha perso una buona parte dei punti di riferimento che un tempo mantenevano salda la capacità di gestire una famiglia e i rapporti interpersonali in generale.

Certo, i punti di riferimento cambiano, ma attualmente sembrano invisibili agli occhi dei più. In realtà alcuni aspetti sono immutati e immutabili nel tempo: parliamo di rispetto, gentilezza, collaborazione, condivisione.

I valori universali che dovremmo trasmettere ai nostri figli, ma che non possiamo, poiché li abbiamo persi di vista noi per primi.

Non lamentiamoci poi di avere dei figli “difficili”: non siamo riusciti a trasmettere loro le basi di una sana convivenza e di una vita felice. E questo perché noi non siamo felici.

La parola d'ordine è semplicità.

Riusciamo ogni giorno a complicarci la giornata e la vita. E non ne possiamo più.

E allora tutto ci dà fastidio, tranne il disturbo che arrecano i nostri figli agli altri, perché in maniera inconsapevole godiamo nel far sorbire al prossimo il risultano nella nostra incapacità di educare. E' un po' come dire: “Me li devo sorbire tutti i giorni, ora sopportateli un po' anche voi!” perché i bambini sono intoccabili e poco importa se superano ogni limite ammissibile. Sono bambini!

Ma i genitori sono adulti e dovrebbero comprendere ciò che è meglio per i loro figli: senza limiti cresceranno senza regole e si troveranno disorientati e aggressivi in un mondo adulto che non li accetterà. Saranno out. Fragili o patologici.

L'educazione di base è andata persa? Si può recuperare. Ma il cambiamento, benché comporti una grande fatica, dovrà iniziare dentro di noi adulti, da semplici domande: “Come posso essere felice e trasmettere così la gioia di vivere ai miei figli e alle nuove generazioni?”

Alternando la mia vita frenetica con momenti di stop, nel silenzio e nella natura. Diminuendo così ansia, stress e pensieri arroganti. E godere di piccoli squarci di vita ignorata che ruota attorno a noi. Dalla mente, attraverso i occhi e senza la parola: un sorriso complice diretto a mio figlio e con lui andiamo alla scoperta del mondo, spogliandoci del nostro sapere.

Torno con lui al mio me bambino. Riderò con lui e starò meglio. Staremo tutti meglio. Anche coloro che stanno nel tavolo a fianco al ristorante e probabilmente - anziché subire lamentele e capricci per tutta la durata della cena - sentiranno toni scherzosi e risate. Poi, si sa, le risate sono contagiose e avverrà uno spargimento di buonumore, raro quanto vitale di questi tempi.