Parlare con chi ha l’Alzheimer: il potere della comunicazione semplice e affettuosa

Parlare con una persona affetta da Alzheimer non è sempre facile. A volte le parole sembrano perdersi, le frasi si interrompono, i concetti si confondono. Chi ascolta può sentirsi impotente, chi parla può provare frustrazione. Eppure, la comunicazione con chi ha l’Alzheimer non è fatta solo di parole. Il tono di voce, lo sguardo, il contatto fisico, persino il ritmo del respiro possono trasmettere sicurezza, affetto e serenità.

Spesso chi si prende cura di una persona con demenza si trova a ripetere le stesse frasi, a ricevere risposte incoerenti o a dover interpretare parole che non sembrano avere senso. In queste situazioni, la chiave è cambiare prospettiva: non aspettarsi che la persona si adatti al nostro modo di comunicare, ma imparare noi a entrare nel suo mondo. Sapere come parlare con chi ha l’Alzheimer è fondamentale per ridurre stress e migliorare il benessere emotivo di entrambi.

1. Parole semplici e tono rassicurante

Quando la memoria si affievolisce e il linguaggio si confonde, la semplicità diventa essenziale nella comunicazione con chi ha l’Alzheimer. Frasi brevi, chiare, senza troppi dettagli aiutano la persona a comprendere senza sentirsi sopraffatta. È meglio dire:

“Ora pranziamo, e poi riposiamo un po’.”

piuttosto che:

“Adesso mangiamo qualcosa, poi magari facciamo un riposino, così dopo stai meglio e possiamo uscire per una passeggiata se non piove.”

Anche il tono di voce è importante: una voce calma e calda aiuta a evitare tensioni e ansie inutili. Anche se la persona non capisce esattamente le parole, percepisce l’emozione dietro la voce.

2. Il potere del contatto visivo e della vicinanza

Immagina di trovarti in un paese straniero, senza conoscere la lingua. Come ti sentiresti se qualcuno ti parlasse velocemente, senza guardarti negli occhi? Probabilmente confuso e isolato.

Con chi ha l’Alzheimer vale la stessa regola: il contatto visivo è fondamentale nella comunicazione con chi ha l’Alzheimer. Guardare negli occhi, abbassarsi alla loro altezza se sono seduti, accennare un sorriso, sono piccoli gesti che fanno sentire la persona vista e ascoltata.

Anche il contatto fisico, quando accettato, può essere rassicurante. Una mano sulla spalla, una carezza sul dorso della mano, un abbraccio leggero possono comunicare più di mille parole.

3. Non correggere, ma assecondare

Una delle tentazioni più grandi è correggere continuamente la persona quando dice qualcosa di sbagliato. Ma è davvero necessario? Se una persona con Alzheimer dice:

“Ieri ho visto mia madre.”

(quando la madre è morta da tempo), il nostro istinto potrebbe essere quello di riportarla alla realtà:

“No, mamma non c’è più da tanti anni.”

Eppure, questa correzione potrebbe provocare solo tristezza o confusione. Meglio invece entrare nel suo mondo e accogliere la sua realtà con dolcezza. Potremmo rispondere:

“Ti manca tanto, vero? Era una persona speciale.”

Così non neghiamo la sua esperienza e, al tempo stesso, evitiamo di creare inutili sofferenze.

4. Quando le parole non bastano, ci sono i gesti

Quando la malattia avanza, le parole possono diventare più rare, confuse, difficili da formulare. In questi momenti, i gesti diventano la chiave nella comunicazione con chi ha l’Alzheimer:

  • Mostrare un oggetto invece di nominarlo.
    Esempio: “Vuoi bere?” mostrando il bicchiere.

  • Indicare la direzione invece di dare istruzioni verbali.
    Esempio: “Vieni con me” accompagnato da un gesto della mano.

  • Accompagnare con il corpo un’azione.
    Esempio: “Facciamo insieme” e prendere delicatamente la sua mano per aiutarlo a vestirsi o a lavarsi.

La comunicazione non si ferma mai, cambia forma. E chi sa leggere i piccoli segnali – uno sguardo, un sorriso, un gesto – continua a costruire un legame profondo, anche quando le parole si dissolvono.

Comunicare con chi ha l’Alzheimer significa, prima di tutto, mettersi in ascolto. Non solo delle parole, ma anche delle emozioni, dei gesti, dei silenzi. È un linguaggio nuovo, fatto di pazienza e di dolcezza. Non è sempre facile, ma è uno dei modi più potenti per dire: “Io sono qui, con te.”